INTRODUZIONE
Ogni deformità dento-facciale rappresenta una
sfida complessa e culturalmente affascinante, la sua correzione necessita
infatti di grande sensibilità estetica e abilità clinica
da parte di tutti i membri dell'équipe terapeutica. Alcune
tipologie di deformità sono tuttavia oggettivamente più
complesse di altre. Quelle a sviluppo prevalentemente sagittale, pur
essendo problematiche affatto banali, presentano una serie di compensi
dentali tipici piuttosto costante e non sono accompagnate spesso da
alterazioni importanti della funzione labiolinguale. Quelle a sviluppo
prevalentemente verticale presentano invece un livello di complessità
ben maggiore compromettendo profondamente l'equilibrio neuromuscolare
del soggetto. La sindrome della faccia corta e quella della faccia
lunga infatti, compromettendo l'equilibrio facciale nella dimensione
verticale, provocando almeno due tipi di conseguenze:
- Una rotazione mandibolare (anteriore nella faccia
corta e posteriore nella faccia lunga) con conseguenti problemi
scheletrici sagittali relativi.
- Una variazione nella lunghezza del percorso di chiusura
labiale (riduzione nella faccia corta ed aumento faccia lunga) con
conseguenti problemi neuromuscolari secondari (ipercontrollo labiale
sulla dentatura nella faccia corta, o incompetenza labíale
nella faccia lunga)
- Nella sindrome della faccia lunga l'eccessiva altezza
faccíale crea una situazione di incompetenza nella quale
viene perduto il tono muscolare e la capacità di contenzione
labiale rispetto alla dentatura incisiva superiore: ne consegue
generalmente una prevalenza relativa delle spinte linguali ed un
avanzamento degli incisivi.
Nella sindrome della faccia corta accade invece l'esatto
contrario: la muscolatura labiale risulta in una situazione di eccessivo
controllo sulla dentatura. Tuttavia, come avremo modo di analizzare
in dettaglio nel Cap. II, questa situazione di ipercontrollo non sempre
si manifesta sotto forma di compensi dentali tra loro uguali. Per
meglio analizzare questi aspetti del problema può essere utile
tenere presenti alcune considerazioni:
1. la sindrome della faccia corta si manifesta sotto
forma di alterazioni estetiche tipiche (esiste cioè una “Facies
tipica”, vedi capitolo sull'antropornetria), per esempio:
• terzo inferiore corto in relativo ed in assoluto
• piano mandibolare tendente all'orizzontale
• zona angolare evidente e marcata
• predominanza dei diametri traversi sui verticali
con viso quadrato (indice facciale alterato) accentuato da zone masseterine
ben disegnate (elevata biting force)
• macrostomia relativa
• solco labiomentoniero profondo
• pliche alle commessure labiali (aspetto sirnil?edentulo)
• proiezione in avanti del punto rosso del labbro superiore
• chiusura dell'angolo nasolabiale
• ecc.
2. queste alterazioni estetiche tipiche corrispondono
ad alcune alterazioni scheletriche (e quindi cefalometriche) tipiche
nelle loro linee generali
1. riduzione dell'altezza facciale anteriore
2. parallelismo a tra i piani orizzontali
3. tendenza alla rotazione anteriore della mandibola
3. la sindrome della faccia corta tuttavia può
essere sostenuta da almeno tre quadri scheletrici diversi evidenti
ad un'analisi cefalometrica più approfondita:
1. difetto mandibolare verticale
2. difetto mascellare verticale
3. difetto verticale misto mandibolare e mascellare
4. All'intemo di ognuna di queste tre forme scheletriche
possono presentarsi alcune varianti ortodontiche dovute alla diversa
direzione assunta dai compensi dentali:
1. varianti assestate in biretrusione ("classe
II divisione 2")
2. varianti assestate in protrusione incisiva superiore
(“classe II divisione 1”)
3. varianti assestate in apparente normocclusione
o in inversione ("classe I e classe III)
5. Infine, ad evitare possibili fonti di confusione,
ricordiamo che alcune delle varianti ortodontiche prima citate possono
comparire in soggetti dotati di altezza facciale del tutto normale.
Per esempio una classe 2 divisione 2 si può ritrovare sia in
soggetti a faccia corta che con altezza facciale del tutto normale
(che ovviamente necessiteranno di una terapia del tutto diversa).
Ci troviamo quindi di fronte ad una dísmorlosi
che si manifesta con: una faccia tipica sostenuta da problemi scheletrici
diversi accompagnato di un'ancor più ampia varietà di
assestamenti occlusali.
É chiaro che per correggere al meglio tutti
i problerni del paziente la diagnosi e l'impostazione del piano di
cura dovranno essere formulati in modo molto attento.
La correzione combinata ortodontico?chirurgica è
peraltro in questi casi una scelta alquanto opportuna, infatti un
trattamento soltanto ortodontico presenta notevoli controindicazioni:
• Necessita un trattamento molto lungo e complesso
• Aprire il morso per intrusione incisiva è
difficile a causa della vicinanza delle basi ossee (inoltre l'aspetto
facciale non migliora).
• Aprire il morso per estrusione molare/premolare
può migliorare l'estetica facciale, ma si va molto spesso
incontro a recidiva (elevata biting force)
• Anche in caso di successo la correzione ortodontica
è poco soddisfacente in termini di stabilità
• Anche in caso di successo ortodontico, l'estetica
facciale non si modifica in senso positivo poiché non si
modifica in modo stabile l'altezza facciale
• L’estetica facciale può addirittura
peggiorare nei casi estrattivi.
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