Il problema dell'infezione è stato
uno dei quesiti più importanti in tutta la storia della
medicina tant'è che nel 1546 Gerolamo Fracastoro nel
suo volume "De contagione et contagioni morbis"
ebbe la felice intuizione di individuare nei "Seminaria"
gli agenti dell'infezione. Felice intuizione perché
nel 1546 non aveva i mezzi ottici per poterli osservare.
Fu circa nel 1700 che si cercò di
dare soluzioni al problema del diffondersi dell'infezione
e fu proprio Semmelweis che indicò il cloruro di calce
come disinfettante ante-litteram.
Tra il 1700 e il 1900 altri autori quali
Agostino Bassi, Joseph Lister e Robert Koch approfondirono
sempre più il problema dell'abbattimento delle potenzialità
infettive introducendo via via modalità e strumenti
sempre più efficaci: dall'acqua bollente, derivati
del cloro e alcol iodato, acido fenico fino al bicloruro di
mercurio e all'ipoclorito.
Ma fu Pasteur che per primo indicò
il problema ancor oggi attuale di infezione crociata, ovverossia
la verifica del sospetto già avuto da Semmelweis che
in ambito ospedaliero era ed è il personale operativo
a trasportare l'infezione da una persona malata ad una sana.
Gli anni che ci separavano dal 1982 circa
(anno in cui si verificarono i primi casi di AIDS) sembravano
essere gli anni della certezza in medicina in quanto le paure
ancestrali di morbi a grande vastità epidemica erano
ormai riassorbite nell'immaginario collettivo. Dal 1982 al
1995 (anno dell'epidemia di Ebola-Zaire) le certezze di tutti,
dei virologi per primi, sono state infrante e una grande onda
emozionale ha investito tutta la popolazione comune nonché
la comunità scientifica che si vede disarmata di fronte
alla possibile aggressione di nuove patologie a vasto potere
infettivo.
Se calcoliamo che l'AIDS è anche e
soprattutto una malattia a carattere sessuale ci possiamo
rendere ben conto di quale portata sia la sua potenzialità
ansiogena e destabilizzatrice. Non si dimentichi però
che è stata presentata dai media pur sempre come "peste"
cosicché gli ammalati di AIDS sono stati erroneamente
collocati in un preciso ambito a sé stante.
É nata come malattia degli omosessuali
che pian piano si è trasformata in una patologia di
popolazioni ben connotate - vedi i tossicodipendenti - ma
purtroppo anche quando si è capito che poteva colpire
chiunque si è sempre parlato di un chiunque dalla vita
eccessiva e sregolata.
Non si è voluto "normalizzare"
questa malattia perché in realtà ci serve come
totem per scaricare le nostre apprensioni e per classificare
le persone. Gli è che l’AIDS per il mondo odontoiatrico
è stata una forzata presa di coscienza nei confronti
di certi atteggiamenti lassi nel campo dell'igiene e della
prevenzione dell'infezione crociata. Questa presa di coscienza
ci è stata finalmente imposta dai nostri pazienti che
sull'emozionalità che i media trasmettevano, ci hanno
richiesto sempre più una posizione chiara e precisa.
Questo manuale-atlante nasce proprio dal
nostro desiderio di tentare di codificare un serio protocollo
non solo di intenzioni ma eminentemente di utilità
pratica, perché chi voglia realmente porre in essere
delle barriere a protezione dei propri pazienti, del personale
e di se stesso possa farlo con sicurezza e facilità.
Ci preme sin d'ora evidenziare che volutamente
si è parlato di protocollo e non di metodo perché
sebbene apparentemente i due termini sembrino tra loro sinonimi,
i concetti sono in realtà molto diversi.
Per protocollo si intende un documento nel
quale sono indicate le varie operazioni da svolgere per determinate
attività. Per metodo invece si intende una filosofia
di approccio alle responsabilità di ciascun operatore,
filosofia che sarà quindi compito di ogni gruppo di
lavoro sviluppare e adottare a seconda delle esigenze.
Il protocollo per controllare le infezioni
in campo odontoiatrico è determinato dal tipo di procedure
e non già dal tipo di paziente...
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